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BASILICA DI SANT'ELIA

BASILICA DI SANT'ELIA
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ORARI FINO AL  31 MARZO 2024:

 

Lunedì                 CHIUSO

Martedì                10:00 - 13:00 e 15:00 - 18:00 

Mercoledì            10:00 - 13:00 e 15:00 - 18:00 

Giovedì                10:00 - 13:00 e 15:00 - 18:00 

Venerdì                10:00 - 13:00 e 15:00 - 18:00

Sabato                 10:00 - 12:00 e 15:00 - 17:00

Domenica            10:00 - 12:00 e 15:00 - 17:00 

*Festivi                10:00 - 12:00 e 15:00 - 17:00

*Chiusura festività

Chiuso 25 Dicembre – 1 Gennaio – 15 Agosto

 

*Holidays and special opening hours

Closed on December 25 - January 1st - August 15

 

Si consiglia di chiamare per ulteriori informazioni riguardanti le prenotazioni e le visite ai seguenti numeri : 3277555056 (Cecilia) 

AVVISO: per certificati di Battesimo e Matrimonio  chiamare Padre Raffaele al numero 3335858176 e per la Santa Messa il Santuario di Ss.ma Maria Ad Rupes al numero: 0761557729 (Nella Basilica di Sant'Elia non vengono celebrate funzioni religiose al di fuori dei Matrimoni)

 

 

CRONISTORIA DEL MONASTERO

VI secolo
La prima testimonianza del monastero si ha nell’antico Papiro depositato nell’archivio vescovile di Ravenna, scritto a Roma o a Nepi il 3 Giugno del 557.   Il documento si riferisce ad una contesa di proprietà, nel periodo della guerra greco-gotica, in cui compaiono i nomi: dell’Abate Anastasio, del "Papa Virgilio che opera la riconciliazione e la restituzione dei beni usurpati, il generale Belisario e di un tale personaggio di nome Gundilla che dopo la riconciliazione fa una donazione alla Chiesa di S. Maria di Nepi". (1)   L’altra importante testimonianza dell’esistenza del monastero nella Valle Suppentonia compare nei dialoghi di Gregorio Magno. (2)

X secolo
Da una fonte più tarda, la vita di Odone di Cluny, scritta dal suo discepolo Giovanni nel X secolo, (3) apprendiamo che nel 940 Alberico II, principe e senatore dei romani, figlio di Marozia, affidò ad Odone di Cluny, il monastero di S. Elia con l’incarico di riformarlo. (4)   Odone era giunto in Italia nel 936 chiamato dallo stesso Alberico, per far da mediatore di pace tra lui e il suo patrigno Ugo di Provenza. (5)   Con Alberico iniziò dunque una collaborazione che porterà Odone a riformare vari monasteri italiani.   A Roma avvenne l’incontro con il canonico Giovanni, che poi diverrà discepolo e biografo di Odone.   Alla venuta di Odone nel monastero di S. Elia, come in altri monasteri italiani, dilagava la corruzione.
"I monaci non riuscivano ad astenersi dal mangiare carne adducendo con la scusa che nella zona vi fosse grande penuria di pesce; Odone allora compie il miracolo di trasformare il torrente che scorre sotto il monastero in un lago, in modo tale che i monaci non dovessero compiere grandi fatiche per procurarsi il pesce". (6)
Al di là dell’aneddoto, il racconto ci fornisce elementi topografici per localizzare il monastero di S. Elia, dove viene descritta, per lo stesso, una collocazione a mezza costa nella Valle Suppentonia, proprio come oggi appare.   Del lago non è rimasta alcuna traccia, ma il luogo dove esso si formò, continua ancora oggi toponomasticamente a mantenere il nome "località del lago". (7)
Il monastero viene poi menzionato in un documento del Dicembre 965.   Si tratta di un contratto di dissodamento con cui Atria, badessa del monastero dei SS. Maria e Biagio di Nepi, con il consenso di tutte le monache, concede a Demetrius un pezzo di terra incolta in concessione. (8)
Nel 987, il monastero di S. Elia è menzionato in un documento dell’Archivio Vescovile di Orte. (9)   La citazione riguarda un atto di vendita di un terreno posto nel territorio ortano, da parte di due privati, a due presbiteri e monaci della Cella di S. Liberata, dipendente dal monastero di S. Elia.   Nel 990 il "monasterium sanctu Eli" viene nominato tra le proprietà confinanti di un "fundus" chiamato "fratelli" concesso con contratto di parzionaria da Teodora, badessa del monastero di S. Biagio a Nepi, ad un certo "Dominicus". (10)

XI secolo
Nel 1014-1015 in due contratti successivi rispettivamente a livello e di enfiteusi, viene ceduto un terreno da "Pretia" badessa di S. Maria e S. Biagio a Nepi, a "Romanus"; il terreno, posto nel territorio nepesino, è confinante con una proprietà del monastero di S. Elia. (11)
Nel 1017, l’abate Pietro del monastero di S. Elia, prende parte ad una controversia tra l’abate Ugo di Farfa e i preti di S. Eustachio, per il possesso di alcuni beni in Roma; lo stesso abate Pietro dimostra, adducendo documenti al prefetto di Roma Crescenzio, che il monastero di S. Elia era proprietario a Roma dell’oratorio di S. Simeone, ceduto erroneamente dall’abate di Farfa ai preti di S. Eustachio, in cambio dei beni oggetto della contesa. (12)

XII secolo
Nel 1177 il pontefice Alessandro III prende il monastero di S. Elia sotto la protezione pontificia, ne conferma la regola di S. Benedetto, ed i suoi possedimenti: fra questi compare anche il "Castellum quod est supra ipsum Monasterium" ossia l’attuale Castel S. Elia. (13)

XIII secolo
Nel 1211, con la bolla di Innocenzo III, il monastero fu unito con le sue pertinenze al monastero di S. Paolo fuori le mura. (14)   La permanenza dei Benedettini al monastero di S. Elia, durò fino al 1256 quando Alessandro IV concesse ai Canonici dell’Ospedale di S. Spirito in Saxia di Roma il monastero. (15)   Lo stesso pontefice conferma il possesso del monastero all’Ospedale di S. Spirito in Saxia, in una bolla del 14 Luglio 1258. (16)   Ancora nel 1291 Nicolò IV, conferma la concessione della chiesa e del monastero di S. Elia, all’Ospedale di S. Spirito in Saxia. (17)

XVI secolo
Nel 1540 l’Ospedale di S. Spirito in Saxia cede il "Castrum S. Eliae" che comprendeva anche la chiesa, in permuta alla Camera Apostolica. (18)   Nel 1541 la Camera Apostolica vende il "Castrum S. Eliae" a Pierluigi Farnese; in questa epoca, probabilmente, il monastero non esisteva più, in quanto, di esso, non se ne fa menzione. (19)
Nel 1574 il Vescovo di Rieti, monsignor Alfonso Binarini, visita la diocesi di Sutri e Nepi; il 7 Febbraio si reca nella chiesa di S. Elia, visita prima di tutto il Sacello dedicato alla Beatissima Maria Vergine del Rosario, che era situato all’esterno della chiesa e addossato al portale laterale destro. (20)   Osserva poi la suppellettile e gli ornamenti degli altari e ordina quali lavori di riparazione debbano essere eseguiti.   Dalla visita si apprende che le navate laterali venivano usate per seppellire i morti.   La stessa cripta viene designata come "cimiterium" ed il Vescovo comanda che venga costruita una porta di accesso ad essa.   Passato alla Camera Apostolica, il monumento iniziò il suo periodo di decadenza coinciso con la consacrazione, nel 1648, della nuova chiesa di S. Antonio Abate costruita all’interno delle mura del centro abitato.

XVII secolo
Durante il periodo farnesiano fu necessario apportare delle riparazioni alla Basilica; da ricordare anche quella conseguente alla caduta di un masso, nel 1607, che distrusse parte della parete laterale sinistra.   Nel 1649, la Basilica di S. Elia e i suoi possedimenti, già inclusi nel ducato di Castro, vengono incamerati dal Governo pontificio, dopo che, furono messi in vendita i beni di Ranucci Farnese che aveva contratto debiti verso lo stato. (21)   Nel 1671, nella "Relatio Visitationis Civitas et Diocesis Nepesine", la chiesa è intitolata a S. Elia e S. Anastasio; inoltre in essa, vi è scritto che, accanto alla chiesa vi erano i resti del Cenobio nel quale visse Anastasio. (22)

XVIII secolo
Nel 1792 da una descrizione si evince che i beni vengono concessi in enfiteusi, dalla Camera Apostolica a Carlo Maria Luciani; tra i beni viene concessa la chiesa di S. Elia con oltre annesse: la sagrestia, la chiesa sotterranea e il cimitero. (23)

XIX secolo
Nel 1851, il 12 Febbraio, fu effettuata una visita apostolica dal Vescovo diocesano di Nepi e Sutri, Gaspare Maria Petocchi; in questa occasione il Vescovo, su insistenza dei fedeli, fece aprire l’arca all’interno dell’altare che, secondo la tradizione, avrebbe contenuto le reliquie dei Santi; l’arca, trovata vuota, venne poi murata di nuovo all’interno dell’altare. (24)   Si scese anche nella Cripta, dove, secondo la tradizione, esisteva un cunicolo chiuso; un saggio di scavo condotto nel secondo ambiente della Cripta di fronte all’altare di S. Anastasio, non rilevò tracce di aperture e di cunicoli, ma soltanto della terra contro la quale fu poggiato il muro di contenimento del terrapieno.
Ad una riduzione delle funzioni religiose corrispose l’uso per la sepoltura, delle navate laterali ricolme di terra.   Tale situazione degenerò completamente il 2 febbraio del 1855 quando precipitò il campanile eretto nel XIII secolo dai Canonici di S. Spirito in Saxia. (25)
Per il crollo risultò devastata una porzione della navata centrale e di quella laterale sinistra, e la cappella dedicata alla Vergine posta a ridosso dell’entrata laterale destra, allora chiusa.
In seguito al crollo e dietro l’interessamento della stessa popolazione, sotto il pontificato di Pio IX, l’Accademia di Archeologia Cristiana, nel 1856, incaricò l’architetto Virgilio Vespignani del progetto di restauro.   Con i lavori di restauro, che portarono anche alla creazione del cimitero nell’area dell’ex Monastero, vennero riaperti gli ingressi laterali; venne rimossa la terra che ingombrava le navate laterali già adibite a cimitero; vennero rafforzate, all’esterno, le mura e la parete destra della chiesa; dove prima si innalzava la torre campanaria, venne consolidata con la costruzione di un contrafforte. (26)

XX secolo
Alla fine degli anni ’60 venne restaurata l’intera superficie affrescata dell’abside e delle pareti del transetto. Alla fine degli anni ’70 venne completamente rifatta la copertura della chiesa anche con la sostituzione della orditura lignea portante (capriate) e di quella secondaria (travetti e morali); nel contempo, all’esterno della Basilica fu realizzato l’attuale pavimento in acciottolato delimitato da alcuni reperti archeologici romani.
Nel 1994 si provvedette al restauro delle superfici scultoree dei portali della facciata e alla predisposizione dell’impianto di allarme.   L’intervento, finanziato con il contributo regionale di cui alla L.R. 27/90, fu eseguito dalla Impresa Edil Concordia di Nepi, sotto la supervisione della competente Soprintendenza ai Beni architettonici del Lazio e la direzione tecnica della mia persona, nella qualità di architetto all’uopo incaricato dal Comune di Castel S. Elia. (27)
Il restauro consentì di consolidare il portale composito principale della chiesa e di rimuovere, con appropriate tecniche, lo strato di licheni e di muschio ivi formatosi negli anni; la ripulitura d’insieme, estesa anche ai portali laterali, permette così, oggi, una chiara visione delle decorazioni scultoree, favorendone una loro migliore e completa comprensione iconografico-espressiva.

Sindaco Arch. Vincenzo Girolami

Note:

  1 CATI 1996 -pp. 33-43-44; CIMARRA, Saggio,
     in Biblioteca e Società; TJADER J.O. 1982
     - Papiri 29-59
  2 GREGORIO MAGNO, Dialoghi 1994 - pag. 47
  3 IOHANNES, 1888 - pag. 588
  4 SACKUR I 1892 - pag. 104
  5 ANTONELLI 1950 - pag. 21
  6 CURCI 1992/93 - pag. 67
  7 LEZZANI 1891 - pag. 10
  8 PENTERIANI, IACOANGELI 1986 - pp. 88-89
  9 GIONTELLA, GIOACCHINI, ZUPPANTE 1984
     n.l - pag. 19
10 HARTMANN I 1895 n.18 - pag. 24
11 HARTMANN I 1895 n. 35 - pp. 43-44
12 GALLETTI 1776 n.32 - pag. 256
  


13 CORVISIERI 1878 n.2 - pp. 164-168
14 GALLETTI 1776 n.68 - pag. 334
15 BOUREL de la RONCIERE I 1902 n.1266 - pag. 381
16 BULLARIUM ROMANUM III 1858 n.43 - pag. 654
17 BULLARIUM CHERUBINI I 1617 - pp. 132-133
18 SILVESTRELLI ed. 1940 II - pp. 511-512
19 CURCI 1992/93 - pag. 153
20 ARCHIVIO SEGRETO VATICANO, S.L. Episc. et. Regul
     17 A ff. 27r -29r
21 SILVESTRELLI ed. 1940- pag. 512
22 ARCHIVIO di STATO di ROMA, Camerale III b 1484
23 ARCHIVIO di STATO di ROMA, Camerale III b 584
24 CURCI 1992/93 - pag. 156
25 CURCI 1992/93 - pag. 157
26 ALBANI 1865; R. SERRA 1899 - pag. 26
27 Atti presso il COMUNE di CASTEL S.ELIA


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ultimo aggiornamento di Sabato 02 Marzo 2024 10:45
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