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SANTUARIO

SANTUARIO

Il Santuario
Il Santuario di Santissima Maria ad Rupes si trova sulla parete della forra che costeggia Castel Sant’Elia. Un ambiente di grande fascino e suggestione che unisce la spiritualità alla natura.
Un luogo di preghiera e silenzio che sorprende il visitatore per l’atmosfera: sembra di ritrovarsi di colpo in un luogo lontano, fuori dal mondo.

L’accesso al Santuario avviene tramite un lungo viale alberato. Al termine di questo: la Basilica di San Giuseppe, l’accesso al Belvedere e la Scalinata di Fra’ Rodio.
A destra c’è un parco che si affaccia a picco sulla valle suppentonia. Da qui la forra prosegue: vediamo il borgo di Castel Sant’Elia e la Basilica si Sant'Elia.


La scalinata di Fra' Rodio
Il primo culto collocato qui risale al 520, quando alcuni monaci eremiti si insediano nelle
cavità presenti nelle pareti tufacee. In una grotta, luogo di preghiera, viene venerato un affresco che rappresenta la Madonna con il bambino.
Durante la loro permanenza i monaci benedettini costruiscono sul fondo della valle la Basilica di Sant’Elia. Il Santuario viene abbandonato nel 1258, per cinque secoli. In questo periodo il culto religioso rimane vivo tra gli abitanti.
Con l’arrivo del francescano Andrea Rodio, nel 1777, inizia un nuovo periodo di pellegrinaggi. Costui, per facilitare la discesa dei pellegrini, scava per 14 anni una scalinata all’interno della rupe. I 144 scalini permettono di scendere direttamente alla Grotta della Madonna. Rodio costruisce anche la Via dei Santi, oggi chiusa, che scende alla Basilica di Sant’Elia.
Nella Grotta è conservata la tela della Madonna con il bambino. Crediamo che la tela sia stata posta in sostituzione del precedente affresco, cancellato dal tempo. La tela rappresenta una particolarità dell’iconografia cattolica. Infatti appartiene alle rare opere che rappresentano la madre adorante verso il figlio, che dorme sulle sue gambe.

MADONNA AD RUPES

Tratto dall’Osservatore Romano sabato 4 maggio 1996
Diocesi di Civita Castellana: primo centenario dell’incoronazione di Santa Maria “ad Rupes”
Nell’immagine gli ideali artistici del Sassoferrato
Un’accurata indagine sulla vita e sulle opere di Sassoferrato, pur facendoci escludere un suo intervento diretto, ci ha indotto a ritenere che le sue idee ispiratrici e relative forme tecniche siano ben presenti anche nell’opera di Castel Sant’Elia. Il Sassoferrato (Giovan Battista Salvi) nato a Sassoferrato nel 1605 morto a Roma il 1685, apprese i rudimenti della pittura del padre, ma l’influsso decisivo gli venne dagli studi di Raffaello e dei Carracci. Il Perugino lo interessò particolarmente sia per il contenuto che per la forma; tanto che la sua aderenza allo stile lineare di questi e di Raffaello, sembrò così convincente agli intenditori del ‘700 da ritenerlo un classicista del ‘500. Svolse la sua attività in prevalenza nell’Umbria e in Roma e fu soprattutto pittore di immagini Mariane, dipinte quasi sempre a mezzo busto, con pochi colori tradizionali, su uno sfondo neutro con l’espressione della pietà e del raccoglimento. Delicatezza, dolcezza di sentimento sottile, soave fascino tradiscono e rispecchiano indubbiamente il cuore materno.
Tra le sue opere ci ha particolarmente interessato la Madonna conservata al Museo Kunthistorisches di Vienna dal titolo: La Madonna con il Bambino addormentato, la cui immagine ci è stata fatta gentilmente pervenire dalla rappresentanza austriaca in Roma. Tale titolo che potremmo senza indugio porre a margine di Santa Maria “ad Rupes” ci fa risalire indubbiamente al Sassoferrato come ispiratore di tale genere di composizioni. Tuttavia ci sembra che la Madonna in adorazione conservata nella galleria del palazzo Doria in Roma, sempre del Sassoferrato, e da noi messa a confronto con la Vergine “ad Rupes” ci fa riscontrare le indubbie rassomiglianze di contenuto e di forma; e ci richiama innanzitutto al celebre tipo della Madonna orante con gli occhi abbassati ripetuto infinite volte dal Sassoferrato e divenuto un testo esemplare della pietà mariana del ‘600. La stessa posizione delle mani è pressochè identica nelle due immagini messe a confronto. In definitiva pur escludendo una firma diretta del Sassoferrato alla tela di Castel Sant’Elia possiamo concludere che la stessa è stata ispirata direttamente dalla sua arte e che è stata realizzata durante il periodo XVII secolo. Occorre peraltro aggiungere che pur conservando discreta originalità la parte superiore dell’immagine di Santa Maria “ad Rupes”, risulta assai ritoccato il mantello, con l’aggiunta di vistose stesure e stelle successive mediante maldestri restauri posteriori; l’osservazione vale anche per le forme e la positura del bambino. Possiamo concludere che la bella e venerata immagine di Castel Sant’Elia, dopo il superamento della cultura figurativa rinascimentale che aveva mirato alla ricerca del bello classico e platonico, dava anche una risposta con funzione apologetica, alla iconoclastia protestante, rispondeva alle esigenze della pietà popolare mariana, interpretata, oltre che dal Sassoferrato, da artisti che partecipavano alla difesa della virtù di Maria come altrettanti apologisti: come Bernini, il Guercino, il Domenichino, il Reni, il Murillo, Zurbaran e numerosi altri.



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ultimo aggiornamento di Giovedì 02 Novembre 2017 17:33
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